ZAIA: no al centralismo culturale. Lingue materne già patrimonio dell’Umanità riconosciute dall’UNESCO 15 Maggio 2010
Riporto il comunicato stampa del presidente Zaia in relazione alla tutela delle lingue materne (il neretto è mio), mettendo in risalto la seguente significativa frase: “Siamo al fianco di tutti i popoli che vivono nella penisola nella loro battaglia per veder riconosciuto un principio che dovrebbe essere patrimonio comune di tutti i territori, e che è già patrimonio comune dell’umanità.”
(AVN) – Venezia, 14 maggio 2010
“Il no della Consulta alla legge sulla lingua piemontese riporta alla nostra attenzione una questione per noi cruciale: la difesa e la valorizzazione di quelle lingue materne che sono il codice genetico della nostra identità. Siamo al fianco di tutti i popoli che vivono nella penisola nella loro battaglia per veder riconosciuto un principio che dovrebbe essere patrimonio comune di tutti i territori, e che è già patrimonio comune dell’umanità. Del resto, a confermare che la nostra non è una posizione di retroguardia è l’Unesco, che nel suo Red Book of Endangered Languages riconosce proprio il piemontese tra le lingue locali ‘potenzialmente in pericolo’.”
Lo ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, a proposito della decisione della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il comma della legge regionale piemontese sulla tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico del Piemonte in cui si fa riferimento alla “lingua piemontese”.
“Vorrei ricordare – aggiunge Zaia – che, nella riunione dell’ottobre scorso, il Comitato Intergovernativo della Convenzione dell’Unesco per il Patrimonio immateriale dell’Umanità ha riconosciuto di fatto alle lingue locali lo status, appunto, di patrimonio immateriale che va non solo difeso, ma anche divulgato nelle scuole, nelle università, attraverso i media, in quanto espressione delle diverse comunità locali e strumento di coesione sociale. In ogni caso, i distinguo tra dialetti e lingue credo siano sottigliezze che mancano il punto della questione, e cioè che gli idiomi locali sono lo strumento che il popolo ha per difendersi da quel centralismo culturale che è parente stretto del più logoro centralismo politico”.
Rilevo positivamente. Ogni tanto delle buone notizie … da seguire con attenzione, soprattutto in considerazione che la nostra lingua è classificata fra quelle minacciate di estinzione. Per la posizione della nostra lingua nel Red Book dell’UNESCO clicca qui.
Traggo dal sito “Minoranze linguistiche”, servizio della Provincia Autonoma di Trento:
«Nella serata di domenica 16 maggio la comunità walser, presente anche quest’anno al Salone del libro di Torino dal 13 al 17 maggio 2010, presso lo stand del Consiglio Regionale del Piemonte presenterà le proprie pubblicazioni. Molti i testi esposti, tra gli altri delle interessanti pubblicazioni prodotte dal lavoro dei bambini della comunità.
I bambini della scuola primaria hanno infatti raccolto in quattro libretti il risultato di interviste agli anziani della valle, condotte tra il 1994 ed il 2004. La raccolta comprende “Hidriks Lidä wettisch färä cho, male di quest’anno fossi venuto l’anno scorso” dove vengono presentati tutti i rimedi che gli anziani consigliavano per la cura di malattie; “Wa chomäwär nar? Scopriamo le nostre origini” dedicato alla raccolta della nomenclatura sulle attività della produzione del formaggio, la lavorazione del pane, la coltivazione delle patate, gli antichi mestieri e l’abbigliamento dei walser». [leggi tutto]
Mi chiedo solo: e i ladini del Cadore? Salone del libro di Torino? Su quale pianeta? Eppure, con fatica, ma di libri ne scriviamo anche noi. Poi però riusciamo a malapena a farne la presentazione in loco. Ma!
Foto: Minoranze linguistiche
Riprendo qui, per i navigatori che magari non transitano per il BLOZ, quanto da me già scritto a riguardo dell’interesse manifestato dalla amministrazione di Lozzo di Cadore riguardo alla tutela della nostra minoranza ladina. Interesse che, ad eccezione di qualche rantolo degli istituti comprensivi, sembra essere diffuso alla quasi totalità delle amministrazioni cadorine. Fosse un modo per dire allo Stato italiano “va a farti f…” mi starebbe più che bene. Ma non è così.