[1] G. D. N., anni 66, ex boscaiolo e ex carpentiere, Alleghe, aprile 1999.
D. Una volta caduta la pianta, ne tagliavano i rami? Come procedevano?
R. Bisognava tagliare per prima cosa tutti i rami con l'accetta un po' pesante, chiamata appunto "manarin da taie". Si lavorava in due da parti opposte, uno partiva dal cimale e l'altro dalla parte basale. Una volta recisi, i rami venivano spostati ed ammucchiati nelle vicinanze.
D. Ma era facile recidere i rami?
R. Bisognava usare molta forza, dare due o tre colpi.
D. Ma talvolta, non si scheggiava anche il tronco se si recideva il ramo troppo in profondità?
R. Prima bisognava lasciare il ramo un po' più lungo e solo in un secondo tempo si raffinava. Poi si procedeva a sezionare la pianta in base alla tipicità del tronco stesso: un botolo e dopo i tronchi di quattro metri ciascuno; solo a questo punto si procedeva alla pulitura definitiva del tronco, asportando ogni ramo o rametto che vi fosse ancora attaccato e i monconi dei rami precedentemente tagliati.
D. Quindi venivano tagliati due volte?
R. Sì, due volte. Il tronco veniva poi girato e si asportavano i rami rivolti verso il terreno, ripulendo il tronco come una vera e propria tornitura del legno, in quanto successivamente sarebbero stati trascinati manualmente.
[2] C.D. T. L., anni 74, ex boscaiolo e ex bracciante agricolo, Costa di S. Nicolò di Comelico, 5 maggio 1999.
D. Quando l'albero era stato abbattuto come facevate a definire le misure dei tronchi?
R. Si sramava la parte superiore del fusto dando un colpo di sbieco ai rami, perché subito dietro c'era un uomo con la stanga (stanga lunga 4,2 metri) che assegnava la misura dei tronchi. Era un uomo di mestiere, in genere era sempre l'assuntore o un suo fidato, in quanto quello era un lavoro particolarmente importante. Facevano l'incisione per controllare il marciume, poi misuravano con la stanga e, dove cadeva, facevano una piccola tacca con il segone.
[3] O. G., anni 70, ex boscaiolo ed assuntore, San Vito, aprile 1999.
Considerato che prima avevamo eliminato tutti i rami avevamo la piena visione del tronco denudato e riuscivamo a fare la sezionatura con criterio. Questo ci permetteva di eliminare le parti con del marcio, perché il legname marcio non può essere messo in opera e deve essere scartato. Quando si presentava questo difetto, eravamo obbligati per regolamento a fare degli assaggi ogni 50 cm alla ricerca della parte sana. Potete immaginare con la mannaia o con il segone fare degli assaggi ogni 50 cm. Questo per il boscaiolo era un gran danno poiché doveva fare una fatica enorme senza ricavarne alcun frutto. Ad ogni modo bisognava affrontare anche queste cose. D'altra parte erano inconvenienti che facevano parte del lavoro del boscaiolo.
Altra cosa che forse non vi ho detto è sulla lunghezza dei tronchi, dei botoli, e dei cimali. Parlando di 2, 3 metri o 4 e 5 ed oltre occorre tenere presente che la lunghezza effettiva era 2 metri e 16 centimetri o 2 metri e 18 centimetri. Questa tolleranza era data per compensare i danni provocati sulle testate dei tronchi durante le fasi di esbosco dallo sbattere fra loro o contro i sassi. Questa maggiore lunghezza era codificata per regolamento, non era per fare favoritismi. Anzi, era regolare fare ad esempio i tronchi lunghi 2,18, 3,18, 4,18, 5,18 metri e così via.
[4] O. G., anni 70, ex boscaiolo ed assuntore, San Vito, aprile 1999.
A questa operazione di sezionatura seguiva la fase di scortecciatura. Veniva tolta a mezzo di accette la corteccia dal tronco. Ed era forse la fase peggiore. Perché, mentre in estate quando le piante sono in "amore" la corteccia si toglie facilmente, in primavera ed in autunno è come tagliare legno. E la cosa diviene lunga e laboriosa. Dopo sono subentrate le motoseghe ed ora addirittura i tronchi non li vogliono neanche scortecciati e tutti questi disagi sono scomparsi. Ma ai nostri tempi il materiale lo volevano scortecciato.
[5] C. D. M., anni 70, ex boscaiolo, Padola di Comelico, 21 maggio 1999.
Sempre utilizzando l'accetta veniva praticata sulle testate dei tronchi la cosiddetta "corona" (smussatura delle testate). In certe zone, dove il legname era particolarmente pregiato, per fare la corona venivano utilizzati due operai anziani, i quali erano addetti solo a questa operazione, in quanto la loro accetta doveva essere affilata come un rasoio. La corona era tripla ovvero venivano praticati tre smussi specialmente nei tronchi più grossi; sui cimali invece non ci si metteva particolare maestria.