[1] O. G., anni 70, ex boscaiolo ed assuntore, San Vito, aprile 1999.
D. O., prima mi avevate parlato di particelle che erano in zone fertili, in zone povere ed in zone di protezione; come veniva fatto il prelievo nelle diverse zone ed all'interno di ogni singola particella?
R. Allora ti dico. Le particelle erano di tre tipi, come detto prima. Nelle particelle che si trovavano in zona fertile il prelievo veniva effettuato ogni dieci... quindici anni; in zona povera, al di sopra di una certa quota e dove il terreno era più sterile, il prelievo veniva fatto ogni venticinque, trenta anni. Nelle zone di protezione vigeva un rispetto quasi assoluto. Il sistema di prelievo delle piante era: innanzitutto le piante mature, le piante difettose, le piante che potevano portare disturbo ad altre. Si poteva procedere nei seguenti modi. Hanno ed abbiamo provato il sistema del taglio raso. Qui da noi non funziona. Perché, in seguito non si ha un rimboschimento naturale: crescono erbacce occorre impiantare le piante; occorre fare del lavoro. Qui da noi questo sistema si è rilavato controproducente. Dopo c'erano zone in cui si facevano buche (spiazzi): fare buche significava prelevare tante piante all'intorno. Si facevano spiazzi di trenta, quaranta metri... Si faceva uno spiazzo pulito, tagliando tutte le piante interne cercando di fare un po' di spazio. Di dare un po' di luce, ma in modo che restasse dell'umidità per favorire l'attecchimento delle nuove piantine. E dopo c'era il prelievo selettivo: si prelevavano le piante dove c'era dell'infoltimento. Con oculatezza. Si cercava di dare spazio alle piante novelle, in modo da favorirne la crescita. Ecco questi erano criteri di abbattimento in uso qui da noi: quello a spiazzi ( a buche) per fare luce al folto e favorire la crescita del novellame e quello selettivo (saltuario) che consisteva nel prelevare i solamente le piante mature o quelle che presentavano difetti o impedivano lo sviluppo di altre. Ecco questo era il criterio principalmente usato.
[2] O. G., anni 70, ex boscaiolo ed assuntore, San Vito, aprile 1999.
D. Scusatemi... come si faceva a stabilire il quantitativo di legname che si poteva prelevare da una particella?
R. Ecco. Come vi avevo detto le particelle erano suddivise tra zone fertili, zone povere e zone di protezione. Prima di tutto venivano cavallettate tutte le piante con il diametro superiore a 18 centimetri.
D. Cosa significa cavallettare?
R. Cavallettare vuol dire usare uno strumento fatto... uno strumento da misurare tipo un...
D. Un calibro?
R. Tipo un calibro, un calibro ma più grande. Veniva misurato il diametro del tronco a circa 1,5 metri da terra ed il diametro veniva rilevato per classi di 5 cm. Dopo si faceva una stima dell'altezza media delle piante: una stima fatta da gente competente che si sbagliava di poco. Così si poteva ricavare all'incirca quanti metri cubi di legname c'erano in una particella. Quante erano le piante mature, che avevano maggiore redditività; quante erano le piante piccole che dovevano essere rispettate. Finito il piano economico veniva deciso quanti metri cubi di legname che il Comune poteva tagliare anno per anno. E questo con notevole precisione poiché si sapeva la massa totale presente nel Comune. Ed allora veniva deciso il quantitativo annuo di prelievo
[3]C. D. M., anni 70, ex boscaiolo, Padola di Comelico, 21 maggio 1999.
D. Come avveniva la martellata?
R. Per eseguire la martellata veniva presentata una domanda e l'esecuzione era ad opera di un ispettore forestale. Decideva lui quello che doveva essere tagliato, ma qualche volta sbagliava. C'erano cinque, sei piante in circolo e aveva il coraggio di martellarne un sola, al centro del gruppo; come era possibile abbatterla? Allora bisognava salire sugli alberi per sramarli in modo da evitare i danni, perché successivamente sarebbero passati i forestali a rilevare i danni e a fare il collaudo della tagliata. E insieme all'ispettore c'erano due guardie forestali, uno annotava sulla tessera e l'altro cavallettava; il dottore diceva: "quella, quella lì" e c'era un operaio che faceva una specchiatura sulla radice più bassa della ceppaia dove veniva apposto il martello forestale, e tre più grandi in alto, perchè fossero visibili da tre angolature. Oggigiorno se ne fa una sola, magari a monte e se durante il taglio gli operai passano verso valle non vedendola, quella pianta non viene abbattuta. Quando passa l'ispettore forestale, durante il rilievo danni e si accorge che quella medesima pianta è ancora in piedi viene fatta una multa. Se quell'albero ha una massa di un metro cubo e il prezzo di vendita è di cento mila lire al metro cubo, l'ammontare della sanzione è di trecentomila lire; il prezzo di vendita della pianta viene moltiplicato per tre...