[1] O. G., anni 70, ex boscaiolo ed assuntore, San Vito, aprile 1999.
D. Stavate parlandomi della misurazione!.
R. Per la misurazione si procedeva come segue: la squadra per la misurazione, composta dal rappresentante del Comune, sempre l'Assessore ai boschi, da un rappresentante del Corpo Forestale, dalla guardia boschiva, da un rappresentante della ditta con due o tre operai, si recava sul luogo del taglio. La guardia forestale rilevava i diametri dei tronchi mentre altre tre persone (un rappresentante della ditta, uno del Corpo forestale ed uno per il Comune; l'Assessore o chi per lui) trascrivevano le misurazioni effettuate ognuno su di una propria scheda (tessera). Era importante che fossero in tre a trascrivere i rilievi, mediante un sistema particolare sulle schede, ogni qualvolta veniva chiamato un diametro poiché in caso di disguidi o fraintendimenti si confrontavano i risultati uniformandoli. Si poteva quindi procedere, con le tre schede che collimavano. La terza persona con la terza scheda era per sicurezza. Per evitare di misurare due volte lo stesso tronco o per controllo di non averne tralasciato alcuno, la persona addetta contrassegnava i tronchi misurati con la "marela". La marela consiste in due segni paralleli distanti 5, 6 centimetri fatti con il ferro "da segnà" (attrezzo apposito per incidere il legno). Questo contrassegno indicava appunto i tronchi che erano stati misurati e quelli ancora da fare. C'erano uno o due uomini che con i ferri "da segnà" incidevano il nome od il contrassegno della ditta. Questo per evitare disguidi quando di più ditte consorziate si aggiudicavano il lotto in modo da evitare errori in fase di esbosco quando il legname veniva portato a strada. La guardia boschiva aveva un martello con uno speciale marchio del Comune, per esempio fatto a forma di stella, con cui contrassegnava i tronchi misurati. Dava un colpo vicino alla "marela" che restava inciso profondamente nel legno e questo era un'ulteriore garanzia che il tronco era stato misurato ed il lavoro era stato eseguito correttamente.
[2] C. D. M., anni 70, ex boscaiolo, Padola di Comelico Superiore, 21 maggio 1999.
D. Che tipo di segni venivano fatti sul legname?
R. Tutti avevano il ferro per fare i segni, oggigiorno non si fanno più. Noi qui a Padola facevamo R X P che significava Regola di Padola. Dosoledo invece aveva un altro segno, R D e in mezzo a queste lettere aveva un segno particolare. Casamazzagno aveva un segno come il nostro R X C Regola di Casamazzagno. Candide aveva una tenaglia rappresentata anche sulle fontane; facevano la R, la tenaglia e C. Tutte le regole avevano i propri segni.
[3] C. D. M., anni 70, ex boscaiolo, Padola di Comelico Superiore, 21 maggio 1999.
D. Come avveniva la classificazione del legname in termini di qualità?
R. I tronchi venivano misurati tutti allo stesso modo. Poi, oggi è ambiato, davano il 20% di sconto alle sotto misure ovvero i tronchi con un diametro inferiore a 21-22 centimetri; anche ai botoli applicavano il 20%. Oggigiorno i botoli sono rimasti al 20%, mentre per le sotto misure lo sconto è stato portato al 23% e 30%. Poi c'era il legname da cartiera che, a seconda del costo della lavorazione, veniva scontato del 40-50-60%. Il tutto veniva deciso lì sul posto.