Dizionario della gente di Lozzo - La parlata ladina di Lozzo di Cadore

dalle note del prof. Elio del Favero  - a cura della Commissione della Biblioteca Comunale

prefazione del prof. Giovan Battista Pellegrini  

 

Comune di Lozzo di Cadore - il seguente contenuto, relativo all’edizione 2004 del Dizionario,  è posto online con licenza Creative Commons attribuzione - non commerciale - non opere derivate 2.5 Italia, il cui testo integrale è consultabile all’indirizzo http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode. Adattamento dei testi per la messa online di Danilo De Martin per l’Union Ladina del Cadore de Medo. Per ulteriori approfondimenti è a disposizione la home page del progetto “Dizionario della gente di Lozzo” alla quale si deve fare riferimento per le regole di trascrizione fonetica utilizzate in questo progetto. Il presente file è pre-formattato per la stampa in A4.

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a prep. a. forme articolate a l, a la, a i, a le, esistono anche le forme al, àla, ài, àle ma sono più usate le forme separate tipo a la. Vàdo a čàśa vado a casa; ió vói bén al pàre, a la màre, ài me fardiéi e a le me suós io voglio bene al babbo, alla mamma, ai miei fratelli e alle mie sorelle. v. anche le forme unite al, ài, àla, àle (v. tabella preposizioni).

 

abadà, badà vb. intr. (abadéo; abadèo; abadòu) badare, custodire, stare attenti, sorvegliare. Abàda ài tó fardiéi custodisci i tuoi fratelli; to madòna l a sènpre badòu a dùto tua suocera si è sempre occupata di tutto; èi abadòu ke te laóre màsa mi pare che tu lavori troppo.

 

abàdo sm. (inv.) retta, attenzione. Loc. dà abàdo prestare attenzione; dà abàdo a to fiól parkè l bìasteméa bèlo fa attenzione a tuo figlio perché comincia a bestemmiare.

 

abisìnžio sm. (inv.) assenzio (bot. Artemisia absinthium L.) N tìn de abisìnžio òñi tànto fà polìto un po' di assenzio ogni tanto fa bene; loc. trìsto kóme l abisìnžio amaro come l'assenzio.

 

abonà vb. trans. (abòno; abonèo; abonòu) abbonare, condonare. Abonà dùte i dèbite condonare tutti i debiti.

 

adàśio avv. adagio. Fèi le ròbe adàśio fare le cose adagio, con prudenza; di adàśio procedere adagio.

 

adàuto avv. in alto. Adàuto lassù in alto; adàuto a bèlo neveòu in alto è ormai nevicato. Ió stào adàuto, tu da bas. Io sto in alto, tu in basso (v. àuto).

 

adès avv. adesso. Adès vién al bèl ora viene il bello.

 

adòs avv. addosso. No sta veñìme adòs! non venirmi addosso!

 

adunànža sf. (pl. adunànže) riunione, assemblea. Òñi lùne èi da dì a adunànža dei kierikéte ogni lunedì devo partecipare alla riunione dei chierichetti.

 

àer sm. (inv.) acero (bot. Acer pseudoplatanus, acero di monte). Da kàlke tènpo i àer i e la ke i sparìse e vién su pežuó e làris dapardùto da un po' di tempo gli aceri stanno scomparendo e crescono dappertutto abeti rossi e larici.

 

afanàse vb. trans. rifl. (me afanéo; afanèo; afanòu) affannarsi, darsi troppo da fare. L se afanéa par nùia si preoccupa per nulla.

 

afàno sm. (pl. afàne) nausea. Òñi tànto me vién afàno ogni tanto mi viene da vomitare; loc. kamìna ke te me fas afàno vattene perché mi dai un fastidio tremendo.

 

afanós agg. (pl. afanóśe, f. afanóśa) noioso, seccatore. Te sés sènpre pì afanós sei sempre più noioso.

 

afàr sm. (pl. afàre) affare, grande quantità. Fèi afàre fare affari; loc. e n afàr sèrio è un affare serio; fèi n afàr de ròba accumulare una grande quantità di roba.

 

afìto sm. (pl. afìte) affitto. Pagà l afìto pagare l'affitto; tòle n afìto prendere in affitto.

 

afituàl sm. (pl. afituài) affittuale, pigionale, mezzadro. Ió èi dói afituài io ho due mezzadri.

 

afrònto sm. (pl. afrònte) affronto. No sta fèime sto afrònto non farmi questo affronto; no se puó fèi késto afrònto a ki ke te a fàto tànto del bén non si può fare un simile affronto a chi ti ha fatto tanto del bene.

 

àga sf. (pl. àge) acqua. L àga maržìse i pàle l'acqua marcisce i pali; loc. la vàča pèrde le àge la mucca perde le acque, sta per partorire; àga sànta acqua santa, pipì del bimbo; àga de vìta acquavite; biśòña pasà l àga occorre attraversare il torrente; prov. kuàn ke l àga tóča l ku se npàra a goà quando l'acqua tocca il sedere, si impara a nuotare, di fronte al pericolo bisogna darsi da fare; prov. l àga a da dì n dó e l fùmo n su l'acqua deve andare in giù e il fumo in su, ogni cosa deve andare per la sua strada; loc. portà l àga ko le réğe portare l'acqua con le orecchie, offrire una disponibilità illimitata pur di far piacere a qualcuno; àga de kuór acidità di stomaco; àga pùža acqua puzzolente, era questa l'acqua solfurea, quindi puzzolente, utile per curare il fegato e le malattie della pelle. C'e una sorgente in Gogna molto frequentata in passato e resa fruibile al pubblico da un recente recupero. Se te vós ke i brùske vàde vìa, bévete n tin de àga pùža se vuoi che i foruncoli scompaiano, bevi un po' di acqua solfurea.

 

agaròla sf. (pl. agaròle) piccola sorgente. Inte da la Buśadòro e na agaròla de àga bòna alla Buśadòro c'è una piccola sorgente di acqua potabile.

 

agaśón sm. (pl. agaśói) acquazzone, torrente in piena. Sta nuóte e veñù n agaśón stanotte è venuto un acquazzone; L Rin èra deventòu n agaśón il Rin era in piena.

 

agèi  sm. (inv.) acquitrino, luogo pantanoso permanente. Lagùna èra dùto n agèi Lagùna era tutta una palude, infatti la parte bassa del paese, Lagùna appunto, era attraversata dal Rin, mentre l'abitato si trovava più in alto, a Pròu (v. ğèi).

 

Agèi  sm. (top.) località a nord di Lozzo, sovrastante Soravìa-Kapitèl, dove scorre dell'acqua.

 

agostàn agg. (pl. agostàne, f. agostàna) agostano, di agosto. I póme agostàne no i e tànto bói le mele agostane non sono molto buone.

 

àgro agg. (pl. àgre, f. àgra) amaro. L e àgro kóme l fiél è amaro come il fiele; son stùfo e àgro de té sono stufo e infastidito da te, non ti posso sopportare.

 

aguàžo sm. (pl. aguàže) rugiada, guazza. Se no e l aguàžo se fa fadìa a seà se non c'è la rugiada si fa fatica a falciare l'erba; kuàn ke no e pì aguàžo, don a spànde kogolùže quando la guazza è evaporata, andiamo a spargere l'erba dei covoni (v. fién).

 

ài  prep. art. ai. Più usata la forma separata a i; portà respèto ài vèče rispettare i vecchi (v. tabella preposizioni).

 

ài  sm. (inv.) aglio (bot. Allium sativum). Te spùže da ài puzzi d'aglio; L ài fa polìto pài vèrme l'aglio fa bene per uccidere i vermi; l e trìsto kóme l ài è cattivo come l'aglio; na rèsta de ài un bulbo d'aglio; ài salvàrego aglio orsino (bot. Allium ursinum).

 

avv. si. Àsto kapìu? aì hai capito? si; sésto stòu bón? aì pò sei stato buono? si certo.

 

aiàl sm. (pl. aiài) piazzola per fare il carbone di legna (v. lén).

 

aisùda avv. in primavera (v. daisùda).

 

aiùto escl. aiuto. Aiùto màre méa de kuóre aiuto, mamma mia (v. oiùto).

 

akàro sm. (inv.) contento, felice. Èi akàro de avete čatòu sono felice di averti trovato (v. karo).

 

akòrdese vb. trans. rifl. (me akòrdo; akordèo; akordésto) accorgersi (v. nakòrdese).

 

akòrdo sm. (pl. akòrde) accordo. Di d akòrdo andare d'accordo; èse d akòrdo essere d'accordo.

 

al , l art. det. (pl. i, f. la, pl. le) il. Al libro e bèl il libro è bello; i libre e biéi i libri sono belli; la màre e bòna la mamma è buona; dùte le màre e bòne tutte le mamme sono buone (v. tabella articoli).

 

al , l pron. pers. (pl. i, f. la, pl. le) egli, esso. Al màña egli mangia; i màña dùto essi mangiano tutto; la à sènpre reśón lei ha sempre ragione; le à sènpre mal de čòu hanno sempre mal di testa (v. tabella pronomi).

 

al3 prep. articolata al. Più usata la forma staccata a l, ió vói ben al pàre io voglio bene a mio padre (v. tabella preposizioni).

 

àla sf. (pl. àle) ala. Àla del čapèl tesa del cappello; àla del kuèrto ala del tetto; le àle déi aužiéi le ali degli uccelli; loc. béte le àle ai pès mettere le ali ai piedi, correre.

 

alàda sf. (pl. alàde) stormo, momento. Loc. čapà n alàda de sol prendersi un po' di sole; òñi tànto l a n alàda de matìa ogni tanto ha un momento di pazzia; n alàda de aužiéi uno stormo di uccelli; loc. čàpa sta alàda godi il momento presente; na alàda de śbòger un gruppo di ragazzacci.

 

albeğà vb. imp. (albeğéa; albeğèa; albeğòu) albeggiare. Aisùda albeğéa bonóra in primavera albeggia presto.

 

albìn agg. (pl. albìne, f. albìna) albino. I konìče bianke i e dùte albìne i conigli bianchi sono tutti albini.

 

alè escl. suvvia, via di corsa. Alè tośàte andate ragazzi.

 

alegrìa, legrìa sf. (inv.) allegria. Kuàn ke i sòna kanpanòto fa legrìa le campane che suonano a festa fanno allegria.

 

alèr sm. (inv.) alare. I alèr de sto larìn i e sènpre lùstre gli alari di questo focolare sono sempre molto puliti.

 

àlgo pron. (inv.) qualcosa, altro. Se te vas n piàža pòrteme àlgo de bón se vai in piazza portami qualcosa di buono; to fardèl se tien da àlgo tuo fratello ha molta stima di se; loc. se te fas àlgo, te lo fas par te se fai qualcosa, lo fai per te, solo a tuo vantaggio; era la solita raccomandazione che le mamme facevano ai figli poco volonterosi; prov. mèo àlgo de màgro ke nùia de gras meglio poco di magro che nulla di grasso, meglio poco che niente; loc. àlgo àutro qualche cosa d'altro; te sés àlgo sei bravo, oppure, vergognati (v. tabella pronomi).

 

aliégro, liégro agg. (pl. aliégre, f. aliégra) allegro, euforico. L e n tìn liégro parkè l a bevù n gòto de pì è un po' euforico perché ha bevuto un bicchiere di vino in più.

 

alkuànte agg. e pron. (inv.) alcuni, un certo numero, un poco. E veñù alkuànte a idàme alcuni sono venuti ad aiutarmi (v. tabella pronomi).

 

almànko avv. almeno, se non altro. Almànko l piovése n tin almeno piovesse un po'; vien almànko tu vieni almeno tu.

 

almòto avv. forse, probabilmente. Almòto no l me a vedù probabilmente non mi ha visto (v. mòto).

 

alòlo avv. subito. Véño alòlo vengo subito.

 

alòn escl. suvvia, via di corsa. Alè e alòn sono probabilmente due francesismi; alòn, a čàśa di corsa, andate a casa.

 

alpìn sm. (pl. alpìne, alpìni) l'alpino, truppa di montagna. Ànke tu te diraràs nte i alpìni kóme to pàre anche tu andrai degli alpini come tuo padre.

 

altàr  sm. (inv.) altare. L altàr de la Madòna l'altare della Madonna; deskuèrde i altàr scoprire gli altarini, palesare i segreti; desfèi n altàr par fèi n àutro disfare una cosa per farne un'altra; prov. puóro kél altàr ke a na kandéla ùñola povero quell'altare che ha solo una candela, povero quell'uomo che ha solo una fonte di guadagno; prov. no se puó desfèi n altàr par fornì n àutro non si può disfare un altare per addobbarne un altro, non si può distruggere ciò che già è collaudato per abbellire un'altra cosa.

 

Altàr  sm. (top.) altare. Località nelle vicinanze dei fienili di Sómakuóilo.

 

altomòbile sm. (inv.) automobile. Kel altomòbile ko pàsa skoredéa kóme n čan quell'automobile quando passa fa molto rumore.

 

amadón sm. (pl. amadói) trespolo su cui andavano a dormire le galline per non subire l'umidità del terreno. L e spórko kóme l amadón de le pìte è sporco come il bastone delle galline; da da sìera le pìte le va su l amadón di sera le galline vanno sul trespolo.

 

àmen sm. (inv.) attimo. Nte n àmen dùto e fenìu in un attimo tutto è finito.

 

àmia sf. (inv.) zia (raro, antico). Me àmia Četa mia zia Lucia (v. nène).

 

amìgo agg. (pl. amìge, f. amìga) amico. Kéla là e amìga de dùte quella è amica di tutti; prov. amìgo de dùte, amìgo de nisùn chi è amico di tutti, di fatto non è amico di nessuno, detto di una persona gioviale che però non dà troppe confidenze.

 

amižìžia sf. (pl. amižìžie) amicizia. Žérkete na bòna amižìžia cercati una buona amicizia; loc. l amižìžia e bèla se no tóča la skarsèla l'amicizia è bella se non tocca la tasca, gli amici sono cari finché non ti chiedono denaro; prov. val pì n amìgo ke tànte parènte vale più un vero amico che tanti parenti.

 

amó sm. (inv.) umore, linfa delle piante in primavera. Loc. di n amó riempirsi di linfa; aisùda l nośolèi va n amó in primavera il nocciolo si riempie di linfa.

 

àmol sm. (pl. àmoi) susino, mirabolano. Stì àmoi no sa da nùia queste susine non sanno di niente.

 

amolèr sm. (inv.) pruno, albero che fa le susine (bot. Prunus domestica). Ànke ka da neàutre krése i amolèr anche da noi crescono gli alberi di susino.

 

amór sm. (pl. amór) amore, affetto, interesse, passione. L e piéna de amór pài so fiói è piena d'amore per i suoi figli; prov. l amór žènža barùfa, fa la mùfa l'amore senza litigi, fa la muffa, cioè se tra due innamorati non c'è qualche litigio, l'amore appassisce; prov. amór nuóu va e vién, amór vèčo se mantién l'amore nuovo è passeggero, l'amore vecchio è quello che dura nel tempo; no l a amór de nùia non ha interesse per niente, è apatico.

 

àn  sm. (pl. àne) anno. St àn no e stòu par nùia bèl quest'anno non è stato affatto bello; l àn de la fame l'anno della fame; àn déi todéske anno dei tedeschi; àn de l invaśión anno dell'invasione; Le tre frasi che precedono vanno riferite all'invasione del 1917 successiva alla disfatta di Caporetto. In quel periodo la popolazione costretta a rimanere in paese dovette sopportare continue spogliazioni e angherie da parte degli invasori, inoltre spinta dalla fame fu costretta a cibarsi persino dei tutoli del mais (pitonàte) e dei baccelli dei fagioli (faśolù). Loc. Bón àn bón di la bòna màn a mi buon anno, buongiorno a me la mancia, con queste parole il primo giorno dell'anno i ragazzi facevano gli auguri ai parenti con la speranza di ricevere qualche soldo di mancia; loc. st àn quest'anno; l àn pasòu l'anno scorso; st àn ke vien l'anno venturo; òñi àn pàsa n àn il tempo trascorre inesorabile e tutto invecchia; e àne anòrum sono anni ed anni, sono passati tanti anni; e àne anòrum ke no te védo sono anni ed anni che non ti vedo.

 

àn  onom. voce onomatopeica, verso di chi mangia a grossi bocconi. Nella loc. àn àn kàrne da kristiàn con questa frase si chiudevano le fiabe dell'orco che divora la vittima prestabilita.

 

àna  sf. (inv.) fame. Èi na àna ho una fame da lupi; loc. sióra àna signora fame.

 

Àna , Santàna sf. (top.) Sant'Anna. Località a sudovest di Lozzo, ora zona industriale, qui sorge un antico capitello dedicato alla santa.

 

anàda sf. (pl. anàde) annata. Nò dùte le anàde le e bòne non tutte le annate sono fruttuose.

 

anbižión sf. (inv.) ambizione, orgoglio, vanità. L e pién de anbižión è pieno di orgoglio.

 

anbižiós agg. (pl. anbižiós, f. anbižióśa, pl. anbižióśe) ambizioso, orgoglioso, vanitoso. L e anbižiós de i só fiói è orgoglioso dei suoi figli.

 

Anbradàn, Kol de sm. (top.) piccolo colle che si trova nella parte bassa del paese nelle immediate vicinanze della Piave.

 

ànča sf. (pl. ànče) anca, lombo. Èi sènpre mal de ànče ho sempre male alle anche (v. galón).

 

ànda  sf. (inv.) velocità, andatura, modo di fare, andazzo. Ma ke ànda ma che andatura, che velocità; di de ànda andare, camminare velocemente; čapà l ànda avviarsi; ànda! corri, spicciati.

 

ànda  sf. (pl. ànde) biscia d'acqua (zool. Natrix natrix). Su n Čanpeviéi èi kopòu na ànda a Čanpeviéi ho ucciso una biscia d'acqua.

 

andadór sm. (inv) Pali inclinati che servivano per caricare i tronchi e altri materiali pesanti sui carri o sui camion. Con questo nome venivano anche chiamate le travi inclinate dove poggiavano gli scalini delle scale delle abitazioni. I andadór de le sàle (v. paradór).

 

andànte agg. (inv) andante, di poco prezzo. Te kónpre sènpre ròba andànte comperi sempre roba che vale poco, per quanto riguarda il legname si intende una scelta del tavolame di abete.

 

andàta sf. (inv.) portamento, andatura. L a na bèla andàta ha una bella andatura.

 

andèi sm. (inv.) striscia di prato appena falciato. L'ampiezza della striscia corrisponde a quella del movimento della falce. L'erba dell'andèi sparsa sul prato col rastrello, con la forca o con le braccia si chiama rodèla da cui il verbo rodolà, che vuol dire spargere l'erba, con l'aiuto del rastrello o anche delle sole braccia. Perché l'erba si seccasse bene si cercava di evitare le zone d'ombra del prato ai piedi degli alberi, se il prato dava poca erba, nello spargerla si cercava di concentrarla tutta in una zona per facilitare le operazioni successive di raccolta, evitando così di rastrellare tutto il prato; fig. tirà na pèra nte l andèi suscitare in qualche modo l'attenzione di qualcuno (v. fién).

 

anèl sm. (pl. aniéi) anello. L anèl de la čadéna l'anello della catena.

 

anèla sf. (pl. anèle) anello, cerchietto di metallo per usi diversi. La pòrta rùsa dó bas: skóñe béte n anèla nte l pòlis par aužàla la porta striscia sul pavimento occorre mettere un cerchietto di ferro nel cardine per sollevarla (v. ranèla).

 

ànema sf. (pl. àneme) anima; stoppino. Sonà par l ànema suonare le campane per l'anima, prima di un funerale secondo la tradizione si fanno suonare tre volte le campane; l ofèrta pa le àneme obolo che si raccoglieva in chiesa durante la messa festiva per le anime dei poveri; la bórsa de le àneme la borsa delle anime, per raccogliere l'elemosina; loc. bičà su l ànema avere fortissimi sforzi di vomito; fig. negro kóme la bórsa de le àneme sporco in faccia, annoiato a morte.

 

ànemo sm. (inv.) animo, coraggio. Ànemo, partón coraggio, partiamo; n tin pì de ànemo un po' più di coraggio.

 

ànera sf. (pl. ànere) anitra. Te kamìne kóme n ànera cammini come una anitra.

 

anğé, lanğé sm. (inv.) palo uncinato che serviva ai menadàs per regolare il movimento delle tàe durante la fluitazione (v. menadàs, lanğé).

 

ànğol sm. (pl. ànğoi) angelo. Prov. ànğoi da pižoi diàu da grànde angeli da piccoli diavoli da grande spesso chi è buono da piccolo, diventa cattivo da grande; te ses n ànğol sei un angelo; ke àsto mañòu? ànğói frìte cosa hai mangiato? angeli fritti, modo di dire per evitare spiegazioni a domande indiscrete.

 

anguàna, èrbera sf. (pl. anguàne) anguana. Figura mitologica femminile dall'aspetto di mezza donna e mezza capra; L Perón de le longàne il sasso delle anguane, era il sasso presso cui queste antiche donne malefiche si riunivano per il loro sabba (v. èrbera, longàna).

 

angùria, ingùria sf. (pl. angùrie, ingùrie) cocomero. Te ses rós kóme n angùria sei rosso come un cocomero; mañà màsa angùria vo di pisà nte liéto mangiare troppo cocomero, vuol dire far poi la pipì a letto.

 

animàl sm. (pl. animài) animale, bestia, essere volgare. Te ses pròpio n animàl sei proprio un essere volgare.

 

animèla  sf. (pl. animèle) stoppino. I lumini posti sulle tombe in cimitero o davanti alle immagini sacre nelle case, erano costituiti da un bicchiere pieno d'acqua e olio e da un galleggiante di sughero con uno stoppino infilato che si accendeva e durava fino a quando c'era l'olio. No sta ónde l animèla se nò la va sóte e la se néga non ungere lo stoppino altrimenti va sotto e si bagna.

 

animèla  sf. (pl. animèle) cuneo, chiavetta. Èi pèrso la ròda de l čar parkè e sautòu fòra l animèla ho perso la ruota del carro perché è uscita la chiavetta di ancoraggio.

 

ànke cong. anche, pure. Ànke ió son bón de fèi sta ròba anch'io sono capace di fare questa cosa.

 

ankóna sf. (pl. ankóne) ancona. Immagine sacra, spesso chiusa in una cornice, sostenuta da un palo che si trova lungo una strada o un sentiero per far memoria di un avvenimento che ha avuto una certa importanza. Àsto vedù ke bèla ankóna su kél trói? hai visto che bella ancona lungo quel sentiero?

 

ankùi, inkùi, nkùdin sf. (inv.) incudine. Ankùi termine vecchio poco usato; bàte kel fèr su la nkùdin batti quel ferro sull'incudine.

 

ànpio agg. (pl. ànpie, f. ànpia) ampio, largo, spazioso. Magg. anpiòto piuttosto ampio; la to čàśa e pì ànpia de la nòstra la tua casa è più spaziosa della nostra; késto vestì e pitòsto ànpio questo vestito è piuttosto ampio.

 

anténa sf. (pl. anténe) pianta alta e dritta, pianta scelta molto lunga (anche più di 20 m) portata a destino intera. Gli alberi venivano normalmente sezionati alla lunghezza di m 4, 20 (tàe) (v. lén).

 

antìfona sf. (pl. antìfone) antifona, premessa abituale, predica. Fig. sta siéra te te sientaràs l antìfona stasera sentirai la predica; a vèspro čànto ió l antìfona dei sàlme a vespero canto io l'antifona dei salmi.

 

antimèla sf. (pl. antimèle) federa. Èi fàto l liéto ko na antimèla par sòrte ho riassettato il letto con due federe spaiate.

 

àntol sm. (pl. àntoi) campo piccolo, un angolo di terreno. Stan betarèi dó n àntol de patàte e un de faśuói quest'anno seminerò un angolino a patate e uno a fagioli; fig. dàme n àntol de polènta dammi un po' di polenta (v. bèko).

 

Antòne, Sant’Antòne sm. (nome) S. Antonio. Il Santo di Padova (celebrato dalla liturgia il 13 giugno) tanto venerato dai nostri vecchi, ma anche S. Antonio abate quello che cade il 17 gennaio (Sant'Antòne de denèi). Loc. èse kóme l kučo de Sant'Antòne essere come il maiale di S. Antonio, detto di una persona insaziabile che non rifiuta mai alcun cibo. La locuzione si riferisce all'antica abitudine di benedire il giorno della festa del santo un maialino, di legargli un campanellino al collo e di mandarlo libero per strada lasciandolo nutrire dalla gente per poi ucciderlo e distribuire le carni ai poveri del paese; prov. Sant'Antòne de denèi, mèdo pan e mèdo fienèi il giorno di Sant'Antonio Abate, cioè a metà gennaio, le scorte di cibo per la gente e quelle di foraggio per gli animali messe da parte per l'inverno erano già dimezzate (v. denèi).

 

anžiàn agg. (pl. anžiàne, f. anžiàna) anziano. Voce recente, il dialetto tradizionale usa vèčo. Anžianòto anzianotto, non più giovane, okóre volé bén ai anžiàne bisogna voler bene alle persone anziane.

 

anžiàna sf. (inv.) genziana (bot. Genziana lutea). Radice molto amara che si metteva sotto spirito e che veniva presa per attutire il mal di denti e soprattutto come digestivo. Anžiàna de bósko genziana di bosco (bot. Genziana asclepiadea), cresce nei boschi umidi, ha le campanule color viola, è meno forte di gusto della Genziana lutea; tristo kóme l anžiàna amaro come la genziana .

 

añèl sm. (pl. añiéi) agnello (zool. Ovis aries), femminile añèla, plurale añèle. La me féda a fato dói añiéi la mia pecora ha partorito due agnelli; bón kóme n añèl buono come un agnello.

 

añó avv. dove. Añó vasto? añó ke vói dove vai? dove voglio; i tośàte añó ke i va, i spórka i bambini sporcano ovunque vadano.

 

aósto  sm. (solo sing.) agosto. Prov. la prìma pióva d aósto renfréska l aužèl nte l bósko, oppure, renfréska l bósko con le prime piogge d'agosto se ne va anche il caldo estivo; da la Madòna de Aósto, se l e skonžòu l se kónža, se l e konžòu l se skónža a partire dal giorno della Madonna d'Agosto (15 agosto) se il tempo è brutto si mette al bello, se invece è bello diventa brutto.

 

Aósto , Daósto sm. (top.) località ad ovest di Lozzo. Zona di sfalcio sui 900 m, parte proprietà di Lozzo, parte di Domegge; c'è una zona palustre dove si raccontava che fossero affondati fino a scomparire carro e buoi.

 

apàlto sm. (pl. apàlte) tabaccheria. Va da l apàlto de Ferulio a tòleme l tabàko va alla tabaccheria di Ferulio a prendermi il tabacco; l'appalto per la vendita di sale e tabacco era una concessione dello Stato, secondo un contratto con cauzione (v. paltà).

 

apède avv. presso, assieme, vicino, con, oltre. Vado a skòla apède de lùi vado a scuola con lui; béte sta skudèla apède kél àutra metti questa tazza vicino a quell'altra; teñì le màn apède curare bene una cosa, fare continua manutenzione; apède ke l e òrbo, l e ànke sórdo oltre ad essere cieco, è anche sordo; loc. nkóra apède per giunta, in più (v. pède).

 

apéna avv. appena, quando. Kuan véñesto a fèime kel laoro? apéna ke puói quando vieni a farmi quel lavoro? appena mi è possibile (v. péna).

 

apò, dapò, daspò, pò avv. dopo. Va davànte tu e apò ió prima tu e dopo io; ñànte npàra e pò te pàrle prima impara e dopo parli; dapò mèdodì dopopranzo; daspò de te dopo di te; e pò dapò e poi dopo.

 

apòsta avv. apposta, appositamente, per scherzo. Dì apòsta andare appositamente; fèi apòsta fare una cosa per scherzo.

 

aprile sm. (solo sing.) aprile (v. arì).

 

arà vb. trans. (àro; arèo; aròu) arare. Prov. ki ke puó àra, ki ke no puó sàpa chi può usa l'aratro, chi non può zappa, ovvero chi è ricco si può permettere operaio, aratro e cavallo, chi è povero deve far da sè e si rompe la schiena.

 

arbasà, arbasàse vb. trans. e rifl. (me arbàso; arbasèo; arbasòu) abbassare, diminuire, abbassarsi, umiliarsi. Me son arbasòu a tòle su patàte mi sono abbassato a raccogliere le patate; arbasà l prèžio abbassare il prezzo; arbàsa la tèsta se nò te péte ìnte abbassa la testa, altrimenti batti contro; arbasà la tèsta umiliarsi (v. śbasàse).

 

àrda vb. trans. (inv.) guarda. Contrazione di vàrda, verbo indeclinato usato solo come imperativo. Àrda guarda, sta attento; Àrda ke te le čàpe sta attento che le prendi.

 

àrde vb. intr. (àrdo; ardèo; ardésto) ardere, bruciare. Kéle léñe àrde polìto quella legna arde bene; l fuóu a ardésto dùto il fuoco ha bruciato tutto.

 

ardènto sm. (pl. ardènte) argento. Èi na kadenèla de ardènto ho una catenina di argento.

 

ardentòu agg. (pl. ardentàde, f. ardentàda) argentato. Na guantiéra ardentàda un vassoio argentato.

 

ardòia sf. (pl. ardòie) befana, vecchia strega. Figura fantastica usata per spaventare i bambini, sta bón se nò vien l Ardòia stai buono altrimenti arriva la strega.

 

ardónde vb. trans. (ardóndo; ardondèo; ardóndesto) aggiungere; raggiungere. La menèstra e màsa salàda, biśòña ardónde n tìn de àga la minestra è troppo salata, bisogna aggiungere un po' d'acqua; tu te partiràs domàn e ió te ardondarèi l àutro, tu partirai domani ed io ti raggiungerò dopodomani; loc. la màn del Siñór n dì te ardondarà, la mano di Dio un giorno ti raggiungerà, preannuncio dell'intervento della giustizia divina.

 

ardontà, dontà vb. trans. (ardónto; ardontèo; ardontòu) aggiungere; raggiungere. Ardónta ka n tòko de fìlo de fèr se te vó ruà a fèi l ğiro aggiungi un pezzo di filo di ferro se vuoi riuscire a completare il giro.

 

areà sm. (inv.) resina e derivati resinosi, come la trementina. Resina che si estrae dal larice operando alla base della pianta un foro con una trivella senza compromettere la salute dell'albero; se no te pàsa l mal de skéna, béte su n tin de areà o n tin de ràśa se non ti passa il mal di schiena, spalmati un po' di trementina o di resina di abete (v. ràśa).

 

arènte, rènte avv. presso, vicino. Sta arènte de me stammi vicino; vién arènte vieni qui vicino; loc. l e veñù arènte si è fatto vedere.

 

areón sm. (pl. areói) canale di scolo e di drenaggio tra campi contigui. Póia l déi nte l areón e tàka a sapà metti la gerla nel canale di scolo e comincia a zappare.

 

arèr, arsuói sm. (inv.) aratro. Sto arèr va pròpio polìto questo aratro funziona davvero bene (v. arsuói).

 

aréta sf. (pl. aréte) anello matrimoniale, vera. La me aréta e de òro la mia fede matrimoniale è d'oro (v. réta).

 

argài sm. (inv.) buono a nulla. Te ses pròpio n argài sei davvero un buono a nulla; pòrta via kél argài porta via quell'aggeggio inutile.

 

àrgin sm. (inv.) argano, carrucola (v. baradìn).

 

àri escl. comando da carrettiere. Voce onomatopeica per incitare un asino al lavoro. Àri Sauro, dai Sauro, va avanti. Molto usato nella locuzione žènža nè àri nè stàri senza capo né coda, senza arte né parte. Žènža di nè àri nè stàri senza dire nulla, alla chetichella (v. stàri).

 

ària sf. (pl. àrie) aria, clima; atteggiamento presuntuoso. Kasù da neautre le àrie e bòne qui in Cadore l'aria è fine e salutare; ke ària tìrelo nkuói nte čàśa? che aria tira oggi a casa?; no l sa fèi nùia, ma l se da tànte àrie non sa fare nulla, sa darsi solo un sacco di arie; fig. ària, ària, va via, stai alla larga.

 

Ariéto, Lariéto, Nariéto sm. (top.) località ad ovest di Lozzo contigua al Piàn de Revìs. Di su n Ariéto recarsi in Ariéto (Lariéto, bosco di larici, sembra essere una voce antica già usata nei Laudi).

 

arkéto sm. (pl. arkéte) laccio per prendere uccelli. Meccanismo con laccio per catturare gli uccelli. È costruito con un ramoscello ricurvo di nocciolo o di altro arbusto pieghevole, a cui si aggancia un laccetto con un boccone per attirare gli uccelli. L'uccello posandosi sgancia il fermo, l'archetto di nocciolo scatta e cattura l'uccello al laccio. Èi čapòu sti aužiéi ko l arkéto ho preso questi uccelli con l'archetto di nocciolo. Krèpa do alkuànte ràme de nośolèi ke farón arkéte. Prendi alcuni rami di nocciolo che costruiamo i lacci.

 

àrko sm. (pl. àrke) arco, arcata. L'arco viene fatto con legno dolce piegabile, es. frassino; l a storžésto n tòko de len a àrko par fèi l mànego de la luóida ha piegato un pezzo di legno ad arco per fare il manico della slitta; Fèi i àrke fare gli archi di fiori per le occasioni solenni; l tabià l a la pòrta a àrko il fienile ha la porta ad arco; l pònte nuóu la n àrko sólo il nuovo ponte è a un'unica arcata.

 

arkobaléno sm. (pl. arkobaléne) arcobaleno.

 

arkón, barkón sm. (pl. arkói) architrave, balaustra, stanga trasversale in legno di rinforzo del tetto, davanzale (v. barkón).

 

arlevà vb. trans. (arlèvo; arlevèo; arlèvou) allevare. Al dì de nkuói e defìžil arlevà i fiói al giorno d'oggi è difficile allevare i figli; prov. e fàžile a fèili, defìžil e arlevài è facile procreare i figli, difficile è allevarli; prov. fin ke se arlèva, no se mónde finché si alleva non si può mungere, finché si allevano i figli non si può mettere da parte denaro; fin ke se arlèva, no se fa formài finché si alleva il vitello, non si può avere latte per fare formaggio; okóre arlevà i tośàte kói dènte e nò ko le dandìve occorre allevare i bimbi coi denti e non con le gengive, bisogna mettere al mondo i figli quando si è giovani e non quando si è ormai vecchi e sdentati.

 

arlevàda sf. (pl. arlevàde) covata, metaforicamente gruppo, compagnia. Te as fàto pròpio na bèla arlevàda hai allevato una bella famiglia, di solito l'espressione ha valore ironico.

 

arloèr, arloièr sm. (inv.) orologiaio. Son dù da l arloèr a fèime ğustà la svélia sono andato dall'orologiaio per farmi aggiustare la sveglia.

 

arlòio sm. (pl. arlòie, arlòe) orologio. L arlòio del kanpanì l'orologio del campanile; l arlòio da skarselìn l'orologio da taschino; loc. so santól i a regalòu n bèl arlòio il suo padrino di cresima gli ha regalato un bel orologio.

 

àrma sf. (pl. àrmi) arma, settore dell'esercito, per antonomasia i carabinieri, servizio militare. Sóte ke àrma te àsto fàto la nàia? in che arma hai prestato il servizio militare? čamà sóte le àrmi chiamare sotto le armi, sia per la leva che per la guerra, il servizio di leva era più lungo che ora, minimo 14 mesi ma anche 18, o 24 a seconda dell'arma.

 

armà vb. trans. (àrmo; armèo; armòu) armare, montare. Biśòña armà le fónde bisogna mettere l'armatura alle fondamenta.

 

armadùra sf. (pl. armadùre) armatura, impalcatura di sostegno. Vàrda ke bèla armadùra guarda che solida impalcatura; par śbiankedà, bete su ñànte l armadùra per poter imbiancare, prima alza l'impalcatura.

 

armelìn  sm. (inv.) albicocco, albicocca. Stan i armelìn i e pròpio dólže quest'anno le albicocche sono davvero dolci; parkè i armelìn rènde, kóñe fèili krése su pa l mùro de čàśa perché gli albicocchi fruttifichino, è necessario farli crescere appoggiati al muro di casa; albicocchi, viti e maraschi venivano infatti addossati al muro della casa esposto al sole per facilitare la maturazione dei frutti .

 

armelìn  sm. (inv.) ermellino (zool. Mustela erminea). Animale della famiglia dei mustelidi; èi vedù n armelìn ke skanpèa sóra al néve ho visto un ermellino bianco che scappava sopra la neve (v. ermelìn).

 

arménta sf. (pl. arménte) giovenca, vacca. Termine poco usato. Na bèla arménta una bella mucca.

 

armèr sm. (inv.) credenza della cucina. Dùta la ròba da mañà a da sta nte armèr tutta la roba da mangiare deve essere tenuta in credenza; la kasèla de l armèr il cassetto della credenza, era il cassetto in cui si mettevano le posate, mentre nel cassetto interno più grande si conservava la farina.

 

armerón sm. (pl. armerói) armadio da camera dove venivano sistemati i vestiti e la biancheria, accr. di armèr. Pì avànti se va e pì l armerón devènta pìžol più avanti si va e più l'armadio diventa piccolo.

 

armònika sf. (pl. armònike) fisarmonica. Èra na bèla fèsta de karnavàl e i sonèa l armònika c'era una bella festa di carnevale e suonavano la fisarmonica. (v. sonéta, fól).

 

arneà, arneàse vb. trans. e rifl. (arnéo; arnèo; arneòu) bagnarsi. Ió me èi arneòu dùto io mi sono bagnato tutto; èi arneòu l vestì ho bagnato il vestito.

 

arneàda sf. (pl. arneàde) bagnata. Loc. čapàse na bèla arneàda prendersi una bella bagnata, ammollata d'acqua.

 

arneòu agg. (pl. arneàde, f. arneàda) bagnato fradicio, zuppo (v. arneà).

 

arnés sm. (inv.) arnese, attrezzo; bel tipo. I arnés da laóro gli attrezzi da lavoro; fig. te ses pròpio n arnés sei proprio un bel tipo.

 

arpeà vb. trans. (arpéeo; arpeèo; arpeòu) diserpicare. Lavorare la terra con l'erpice per sminuzzare le zolle; domàn bonóra okóre sautà fòra présto e di a arpeà domani mattina bisogna alzarsi presto e andare a diserpicare (v. érpes).

 

àrpes sm. (solo pl.) graffe di ferro usate per tenere unite le travi del tetto. Béte polìto i àrpes parkè l kuèrto téñe l péśo de l néve metti bene le graffe perché il tetto riesca a sopportare bene il peso della neve.

 

arsènego sm. (inv.) arsenico. Tristo kóme l arsènego amaro, cattivo come l'arsenico.

 

arsì, narsì vb. trans. e imp. (arsìse; arsìa; arsìu) seccare, inaridire. L sol a arsìu dùte i ğerànie il sole ha seccato tutti i gerani.

 

Arsìso sm. (nome) soprannome di famiglia.

 

arsità sf. (inv.) arsura, sete. Ke arsità nte i čànpe che arsura nei campi; te as sènpre arsità tu hai sempre sete, voglia di ubriacarti; siénte ke arsità senti che arsura.

 

arsìžo agg. (inv.) arido, arso, bruciacchiato.

 

àrso  sm. (inv.) arsura, sete (v. arsità).

 

àrso  agg. (pl. àrse, f. àrsa) arso, bruciato dal sole. Èi la bóča àrsa ho la gola secca; loc. èse sènpre àrso avere sempre sete o voglia di bere.

 

arsuói sm. (pl. arsuós) aratro. È più usato arèr (v. arèr).

 

artà vb. trans. e intr. (artéo; artèo; artòu) fare. Verbo con innumerevoli significati a cui ci si rifà quando non si riesce a trovare il verbo preciso per dire quello che si vuole. Kè àrtesto? che fai?; par artà l fuóu okóre l sofeón per ravvivare il fuoco serve il soffietto; l àrta su kóme na śğiràta si arrampica come uno scoiattolo.

 

àrte sf. (inv.) attrezzo, tecnica; cosa in genere; uomo da poco. Žènža àrte no se fa skèi se non si conosce un mestiere non si riesce a guadagnare; no me piàśe ste àrte non mi piacciono queste cose (oggetti o comportamenti); te ses pròpio n àrte sei proprio un buono a nulla.

 

artičòko sm. (pl. artičòke) carciofo. Termine di probabile provenienza francese; nkuói èi mañòu artičòke oggi ho mangiato carciofi.

 

artìsta sm. (pl. artìste) artigiano esperto. Kél fàuro e n artìsta quel fabbro è un artista, fa dei capolavori.

 

Aržìžo sm. (top.) località a nord del paese. Zona boscosa piuttosto arida che si trova nelle vicinanze del Kòl Vidàl.

 

às sm. (inv.) odore o sapore di cosa inacidita. Sta menèstra sa da às questa minestra è inacidita.

 

é sm. (inv.) aceto. Béte póčo aśé nte la salàta metti poco aceto nell'insalata; la màre de l aśé deposito formato dall'aceto che viene utilizzato per fare nuovo aceto aggiungendoci del vino; asènža de aśé aceto fortissimo, una volta in vendita nelle drogherie, come uso domestico veniva mescolato alla farina di granoturco e serviva per pulire i recipienti di rame. Allungato con acqua dava l'aceto normale.

 

asèi avv. abbastanza. Èi mañòu asèi ho mangiato abbastanza; làseme n pas parkè nkuói èi asèi lasciami in pace perché oggi sto male, ne ho abbastanza.

 

enàda sf. (pl. enàde) monelleria. Te fas sènpre kàlke aśenàda combini sempre qualche ragazzata.

 

àśeno, àśin sm. (pl. àśene) asino, maleducato. To fiol devènta sènpre pì àśeno tuo figlio diventa ogni giorno più maleducato e ignorante.

 

Asènsa, Asensión sf. (inv.) Ascensione. La festa dell'Ascensione di Nostro Signore, prov. se pióve l dì de l Asènsa pióve dornàde trènta se piove il giorno dell'Ascensione pioverà per altri trenta giorni; prov. se piove l dì de l Asensión vien biàva ànke su n perón se piove il giorno dell'Ascensione crescerà grano anche sui sassi; prov. se pióve l dì de l Asènsa, par quarànta dis no sarón žènža se piove il giorno dell'Ascensione, per quaranta giorni non saremo senza pioggia; prov. se piove la véa de l Asènsa, piove dornàde trènta se piove la vigilia dell'Ascensione, pioverà per altri trenta giorni. (v. fèsta).

 

asesór sm. (inv.) assessore comunale. Voce recente, una volta al suo posto c'erano marigo e laudatori.

 

asìste, asistì vb. trans. (asìsto; asistìo; asistìu) assistere, proteggere. Bisòña asìste to màre sta nuóte stanotte bisogna vegliare tua madre; loc. ke la Madòna te asìste che la Madonna ti protegga.

 

àśola sf. (pl. àśole) asola. Fèi le àśole pì strénte nte sta čaméśa fa le asole più piccole su questa camicia.

 

àsta sf. (pl. àste) asta; bella presenza. Nkuói a skòla èi nparòu a fèi àste oggi a scuola ho imparato a fare le aste; di a l àsta partecipare all'asta; ke àsta de òn che gran bell'uomo.

 

àstiko, làstiko sm. (pl. àstike, làstike) elastico, fettuccia elastica. Sto àstiko e màsa làrgo questo elastico è troppo largo.

 

àstio sm. (pl. àstie) astio, rancore. To nòra e piena de àstio tua nuora è piena di rancore.

 

Astre, Le Astre sf. (top.) località ad est di Lozzo. Un tempo era una zona coltivata, oggi è area residenziale e sportiva.

 

Àtila sm. (nome) Attila, fig. distruttore. Fig. te ses n Àtila distruggi tutto; Àtila flağèlum dèi è il ricordo del vecchio detto Attila flagellum Dei.

 

àto sm. (pl. àte) atto, gesto, azione. Késto e l àto del notàio questo è l'atto del notaio; no te dovèe fèime sto àto non dovevi farmi questo affronto; sti àte no me piàśe par nùia questi gesti non mi piacciono affatto.

 

atréžo sm. (pl. atréže) attrezzo, ferro del mestiere. Kìsti e i me atréže questi sono i miei attrezzi; fig. te te as tolésto pròpio n bèl atréžo hai sposato davvero un bell'individuo (in senso ironico); fig. kè élo sto atréžo? che cos'è mai questa cosa, cosa mi stai mostrando?

 

audéta sf. (pl. audéte) slittino. È lo slittino classico costituito da due pattini eleganti forniti di una lama di acciaio che li rende velocissimi, di una intelaiatura leggera e robusta nello stesso tempo e di un sedile fatto di assicelle su cui ci si può sedere o sdraiare; da non confondersi con l'altro slittino kòčo che portava una sola persona e veniva adoperato solo dai maschi. Dì a ślisàse ko l audéta andare a slittare con lo slittino.

 

audetàse vb. trans. rifl. (me audetéo; audetèo; audetòu) andare a slittare. Se te vas a audetàte, no sta dì n pànža, ma sentòu se vai a slittare, non buttarti di pancia, ma va seduto (v. ślisàse).

 

audìn sm. (inv.) pattino. È il nome generico del pattino che si può applicare sia alla slitta (luóida) sia allo slittino (kòčo o audéta); nei due casi la forma è diversa e la dimensione cambia; i audìn de la luóida e bèlo fruàde i pattini della slitta sono già consumati.

 

audói sm. (inv.) capretto (raro). I tośàte i sàuta kome audói i fanciulli saltano come capretti (v. schede stalla e pascoli).

 

audòla sf. (pl. audòle) capretta (zool. Capra hircus). Késta e n audòla da arlevàse questa è una capretta da far crescere (v. schede stalla e pascoli).

 

augurà vb. trans. (àuguro; augurèo; auguròu) augurare. Te àuguro òñi bén ti auguro ogni bene.

 

aulìvo sm. (pl. aulìve) olivo. La doménia déi aulìve la domenica delle Palme; la benedižión de l aulìvo la benedizione dell'olivo, che si dispensa il giorno delle Palme; prov. se no pióve su l aulìvo, pióve sùi vuóve se non piove sull'olivo, piove sulle uova, se non piove il giorno delle Palme, piove il giorno di Pasqua.

 

aùna avv. insieme, d'accordo. Èse dùte aùna essere tutti insieme, lavorare tutti d'accordo.

 

àuno sm. (pl. àune) ontano (bot. Alnus glutinosa, ontano nero). Le léñe de àuno no sčàuda nùia la legna di ontano non scalda niente, si tratta infatti di legno leggero che non produce molto calore (v. lén).

 

Aurònže sm. (top.) Auronzo di Cadore, paese a una decina di km da Lozzo, toponimo di uso recente per indicare l'abitato, localmente il toponimo indica tutta la conca, mentre per indicare l'abitato sono molto più usati i nomi delle frazioni Villa Piccola, Villa Grande, Reane.

 

ausà vb. intr. (àuso; ausèo; ausòu) osare. Ió no àuso non oso, non ho coraggio; biśòña ausà par i skèi per arricchirsi bisogna osare.

 

autéža sf. (pl. autéže) altezza. Veñèndo do da Kòsta èi sautòu da na bèla autéža scendendo da Costa ho superato un forte dislivello.

 

autìva  sf. (pl. autìve) roccolo, posto per la tesa agli uccelli.

 

Autìva  sf. (top.) località a nordest di Lozzo. Un tempo zona agricola, oggi è periferia del paese. Il toponimo sta ad indicare che un tempo in questa località si trovava un roccolo.

 

autivói sm. (inv.) è il fieno ottenuto dall'ultimo sfalcio dell'anno. Stan l autivói se a maržìu dùto parkè a sènpre piovésto quest'anno l'ultimo fieno è marcito tutto, perché è sempre piovuto (v. fién).

 

àuto  agg. (pl. àute, f. àuta) alto. L e pì àuto ke làrgo è più alto che largo; loc. àuto kóme l kanpanì alto come il campanile, di notevole altezza; ñànke se veñé àute kóme l kanpanì no èi paùra de veàutre nemmeno se diventate alti come il campanile avrò paura di voi, con questa frase i genitori ribadivano la loro autorità sui figli.

 

àuto , dàuto avv. alto, dall'alto. Tién àuto kél martèl tieni alto quel martello (v. adàuto).

 

autóno sm. (pl. autóne) autunno. Dùte i autóne e konpài tutti gli autunni sono uguali; d autóno in autunno.

 

autretànto pron. (pl. autretànte) altrettanto. Gràžie nène, gràžie autretànto grazie zia, grazie altrettanto, la risposta.

 

autrìa sf. (pl. autrìe) ortica (bot. Urtica dioica). Sta tènti ke le autrìe no te bèke star attenti a non pungersi con le ortiche.

 

autriàda sf. (pl. autriàde) puntura di ortica. Ke autriàde ke èi čapòu nkuói che orticate mi sono preso oggi.

 

autriàse vb. trans. rifl. (me autriéo; autrièo; autriòu) orticarsi. Staśé tènti a no autriàve attenti a non farvi pungere dalle ortiche (v. bekà).

 

autriménti, autraménte avv. altrimenti, in modo diverso. Se te vos fèi kosì dàme rèta, autriménti fèi kóme ke te vos fai così se mi dai retta, altrimenti fa a modo tuo.

 

àutro agg. pron. (pl. àutre, f. àutra) altro. Ki àutre gli altri, quegli altri; késta e n àutra ròba questa è un'altra cosa; késto e kest àutro questo e quest'altro; l àutro dopodomani; l àutro de là fra tre giorni; l àutra di giorni fa; l àutra niére l'altro giorno; l àutra niére de la tre giorni fa; l àutro di tempo fa; kél àutro quell'altro; kest àutro, st àutro quest'altro; késti àutre quest'altri; ke àutro? che cos'altro?; ki àutre? quali altri?; escl. àutro eccome, altroché, no davvero; àsto mañòu? àutro hai mangiato? no davvero; escl. àutroké altro che; n àutra òta un'altra volta; me čàpesto par n àutro? ti burli di me? (v. kiàutre, tabella pronomi).

 

aužà, aužàse vb. trans. e rifl. (àužo; aužèo; aužòu) alzare, alzarsi. Àuža kél pàlo alza quel palo; da bonóra me àužo présto la mattina mi alzo presto.

 

aužèl sm. (pl. aužiéi) uccello. Nte kàbia èi dói aužiéi in gabbia ho due uccelli; e pasòu n alàda de aužiéi è passato uno stormo di uccelli; èi mañòu polènta e aužiéi ho mangiato polenta e uccelli; prov. fàta la kàbia, mòrto l aužèl fatta la gabbia, morto l'uccello, costruita la propria casa dopo tanti sacrifici, muore colui che l'ha costruita; prov. mèo aužèl de bósko ke da kàbia meglio l'uccello di bosco che da gabbia, meglio libero che servo; prov. l aužèl nte kàbia čànta de gùsto o de ràbia l'uccello in gabbia canta di piacere o di rabbia.

 

aužéta sf. (pl. aužéte) piega per l'accorciatura della gonna. Sta karpéta a debeśuói de n aužéta questa gonna ha bisogno di essere accorciata.

 

àva sf. (pl. àve) ape (zool. Apis mellifera). Quasi sempre usato al plurale nte brólo èi tre sàme de àve nell'orto ho tre sciami di api; le àve me a pondù le api mi hanno punto.

 

avànte, davànte avv. davanti, avanti. Da ka n avànte d'ora in poi; va n avànte e daspò te ardóndo vai avanti tu che dopo ti raggiungo.

 

avé  vb. trans. aus. (èi; avèo; avù, abù, , ) avere, possedere. Àsto màl stai male; avé akàro aver piacere; avé màn avere capacità; avé vòia star bene; avé kéla de fèi aver voglia di fare; avé da śbrigàve dovete sbrigarvi; avé da dà dover dare, essere debitori; avé n tin de kéla ke se vo dì avere un po' di sale in zucca (v. tabella verbo avé).

 

avé  sm. (inv.) il patrimonio, la sostanza, gli averi. L a lasòu dùto l so avé a la čéśa ha lasciato tutto il suo patrimonio alla chiesa; l a fàto fòra dùto l sò avé ha dilapidato tutti i suoi averi.

 

avedì, avedìn sm. (pl. avedìs) abete bianco (bot. Abies alba). Kél avedì e pién de bùfole de làgremo quell'abete bianco è pieno di vesciche di resina. In primavera il tronco di questa specie di abete si copre di vescichette che contengono una resina molto profumata; questa resina veniva raccolta in un bussolotto e venduta alla farmacia. La resina si prelevava senza difficoltà incidendo la corteccia con l'orlo tagliente della latta (v. pež, làgremo, len).

 

avedù agg. (pl. avedùde, f. avedùda) accorto, pieno di attenzioni. To nòra e sènpre avedùda ko so mesiér tua nuora è sempre piena di attenzioni verso suo suocero.

avèi sm. (inv.) alveare. Tòni a n avèi pien de àve Antonio ha un alveare pieno di api.

 

aveliménto sm. (pl. aveliménte) avvilimento, depressione lieve. L a čapòu l aveliménto parkè so fémena no l a konpròu si è avvilito perché sua moglie non ha partorito.

 

avelìse vb. trans. rifl. (me avelìso; avelìo; avelìu) avvilire, avvilirsi, deprimersi. To madòna se avelìse par nùia tua suocera si avvilisce per nulla; l me avelìse mi esaspera.

 

avelìu agg. (pl. avelìde, f. avelìda) avvilito. Kè àlo to dènero ke l e sènpre avelìu? cos'è successo a tuo genero che è sempre avvilito?

 

avìśo sm. (pl. avìśe) avviso, parere. To a àla liedù l avìśo del kuràto? tua figlia ha letto l'avviso del parroco?; ió son de l avìśo de partì io sono del parere di partire.

 

àža sf. (pl. àže) matassa. No son bón de čatà l kàvo de sta àža non sono capace di trovare il capo di questa matassa; fig. fèi àža perdere tempo; na àža de làna matassa di lana.

 

àl sm. (pl. ài) acciaio, acciarino. Sta manèra e de ažàl questa mannaia è di acciaio; la ğàža e dura kóme l ažàl il ghiaccio è duro come l'acciaio; al néve da Nadàl l fa ažàl la prima neve, quella che cade a Natale, indurisce molto per il freddo intenso; se te vos npižà fuóu dòra la pèra e l ažàl se vuoi accendere il fuoco adopera la pietra focaia e l'acciarino. Prima di usare i fiammiferi, il fuoco veniva acceso con la pietra focaia e l'acciarino; come esca si usava una specie di cartilagine prodotta dai ceppi secchi delle piante; dim. àlin acciarino.

 

età vb. trans. (èto; etèo; ažetòu) accettare, accogliere. Vién ìnte Tòni e ažèta dói króstoi entra Antonio, e gradisci due crostoli.

 

èto sm. (pl. ète) accoglienza. Fèi bón ažèto fare buona accoglienza; se te vién a čatàme, te ses bén ažèto se vieni a trovarmi, sei il benvenuto.

 

ión sf. (inv.) azione. Fèi na bruta ažión fare una brutta azione.

 

àžola sf. (pl. àžole) giglio rosso selvatico (bot. Lilium bulbiferum). Àžola de San Luiği giglio bianco di monte (bot. Paradisea liliastrum), Àžola de Sant'Antòne giglio martagone (bot. Lilium martagon). fig. Te ses pròpio na àžola sei proprio delicata.

 

 

eof (ddm 02-2009)