Dizionario della gente di Lozzo - La parlata ladina di Lozzo di Cadore

dalle note del prof. Elio del Favero  - a cura della Commissione della Biblioteca Comunale

prefazione del prof. Giovan Battista Pellegrini  

 

Comune di Lozzo di Cadore - il seguente contenuto, relativo all’edizione 2004 del Dizionario,  è posto online con licenza Creative Commons attribuzione - non commerciale - non opere derivate 2.5 Italia, il cui testo integrale è consultabile all’indirizzo http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode. Adattamento dei testi per la messa online di Danilo De Martin per l’Union Ladina del Cadore de Medo. Per ulteriori approfondimenti è a disposizione la home page del progetto “Dizionario della gente di Lozzo” alla quale si deve fare riferimento per le regole di trascrizione fonetica utilizzate in questo progetto. Il presente file è pre-formattato per la stampa in A4.

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ùa sf. (pl. ùe) uva (bot. Vitis vinifera). Ùa biànka, ùa négra uva bianca uva nera; ùa pàsa uva passa, uva sultanina; čapèl da ùa cappello strano e bizzarro.

 

ùa de čaura sf. (solo sing.) ligustro (bot. Ligustrum vulgare). Tòle do n tin de ùa de čàura ke faśón nčòstro raccogli le bacche di ligustro che prepariamo l'inchiostro.

 

ùa spinèla sf. (solo sing.) ribes (bot. Ribes rubrum e nigrum). L'uva ribes Ribes rubrum, è di colore rosso vivo ma ce n'è anche bruno scuro Ribes nigrum, ha chicchi a palline rotonde, piccole, acidule, che pendono dal ramo attaccate in serie di 10-20 ad un peduncolo, grappolo. Non confondere con l'uva spina Ribes uva-crispa che ha chicchi grossi, gialli, sferici, dolci, pendono dal ramo in gruppi di tre o quattro. Béte na puñèla de ùa spinèla nte la sñàpa e te vedaràs ke bon likuór ke vién metti sotto grappa un po' di uva spina e otterrai un ottimo liquore.

 

ùčo agg. (pl. ùče) stupido, tonto. To darmàn e pròpio n ùčo tuo cugino è proprio uno stupido.

 

udór sm. (inv.) odore, puzza. Siénte ke udór senti che puzza; bón udór buon odore, profumo; siénte ke udór ke fa sta kàrne senti come puzza questa carne; udór da seròu odore di chiuso; làvete ke te fas udór lavati, perché puzzi; dispr. udoràto fetore, puzza; ma da añó véñelo sto udoràto? ma da dove arriva questa puzza?

 

uèra sf. (pl. ùere) vite (bot. Vitis vinifera). In montagna le viti crescono con difficoltà e i frutti giungono a maturazione solo nei luoghi molto soleggiati; di solito le viti vengono trapiantate a ridosso della facciata della casa esposta al sole; la pianta cresce e copre a poco a poco l'intera facciata; alla fine dell'estate poi vengono tagliate le foglie in modo che i grappoli esposti al sole possano maturare del tutto. Su nte čàśa vèča avón dovésto taià l uèra parkè ruèa n grùmo de bèstie ìnte pa le kànbre nella vecchia casa abbiamo dovuto tagliare tutti i rami alla vite perché entravano molti insetti nelle camere.

 

ufìžie sm. (solo. pl.) ufficio religioso, l'insieme delle funzioni religiose. Di a ufìžie recarsi alle cerimonie religiose.

 

ultimà vb. trans. (ultiméo; ultimèo; ultimòu) ultimare, finire. Àsto bèlo ultimòu i laóre de čàśa? hai già finito i lavori di casa?

 

ùltimo agg. (pl. ùltime, f. ùltima) ultimo. L ùltima òta l'ultima volta; l ùltimo de l an, del més, de la stemàna l'ultimo giorno dell'anno, del mese, della settimana; te vós sènpre èse l ùltimo vuoi sempre dire l'ultima parola; tirà i ùltime tirare gli ultimi, agonizzare, morire.

 

ùmido  sm. (inv.) umido, spezzatino di carne. Nkuói èi mañòu polènta e ùmido oggi ho mangiato polenta e spezzatino (v. tòčo).

 

ùmido  agg. (pl. ùmide, f. ùmida) umido, bagnato. Čaméśa ùmida, čàuže ùmide camicia umida, calze umide; čàneva ùmida, čàśa ùmida cantina, casa piena di umidità.

 

umilià, umiliàse vb. trans. e rifl. (me umiliéo; umilièo; umiliòu) umiliare, avvilire, umiliarsi, inchinarsi. Tu te ses sólo bón de umilià la dènte sei solo capace di umiliare la gente.

 

umiliažión sf. (inv.) umiliazione. Pa i mé fiói, èi patìu n grùmo de umiliažión a causa dei miei figli, ho sofferto tante umiliazioni.

 

un , n agg. num., uno. A mi me a točòu dili a un ke no l véñe pì a čàśa méa sono stato obbligato a dire a una persona che non entri più nella mia casa.

 

un , n art. (inv.) un, uno. Un lìbro vèčo un libro vecchio.

 

un3, n pron. (inv.) uno. Un paròn uno per ciascuno; un par un uno per uno, in fila; un e ke l àutro l'uno e l'altro, entrambi; un par l àutro l'uno per l'altro, di reciproco sostegno; èi vìsto un ke skanpèa ho visto una persona che scappava; òñid ùn ciascuno; èi tolésto un par nàutro ho scambiato persona.

 

ùna , na art. (inv.) una. Na čàura una capra.

 

ùna , na pron. (pl. ùne) una. Ùna sóla laurèa, kéle àutre pausèa una sola lavora, le altre riposavano; teñì dùte a ùna essere solidali.

 

ùndeśe agg. num. (inv.) undici. Èi ùndeśe konìče ho undici conigli.

 

ungènto sm. (pl. ungènte) pomata, unguento. Béte su n tin de ungènto ke te pàsa dùto l màl spalma un po' di unguento e il male passerà; ungènto négro ittiolo (v. nguènto)

 

unì vb. trans. (unìso; unìo; unìu) unire, congiungere. I se a maridòu sólo par unì dóe sostànže si sono sposati al solo scopo di mettere insieme le loro proprietà.

 

ùñol agg. (pl. ùñoi, f. ùñola, pl. ùñole) unico, senza un secondo. Késta e na skàrpa ùñola questa è una scarpa spaiata.

 

ùpa sf. (pl. ùpe) dosso. Nte sta stràda e dùta na ùpa questa strada è piena di dossi.

 

urà vb. intr. (uréa; urèa; uròu) il gonfiarsi del sacco mammario. Il rigonfiamento delle mammelle si verifica nelle mucche e negli ovini in prossimità del parto, quando, dopo un periodo di stasi, si riattiva la produzione del latte. La vàča skomìnžia a urà il sacco mammario della mucca incomincia ad ingrossarsi; fig. a fòrža de urà la vàča a fàto si dice di persona che compie l'opera con gran ritardo.

 

urinàl sm. (pl. urinài) pitale. Òñi lateràl a l sò urinàl ciascun comodino del letto ha il proprio pitale (v. bokàl).

 

urmà vb. intr. (urméo; urmèo; urmòu) ordire, macchinare qualche cosa di brutto, tardare nelle decisioni. E n tokéto ke kél là urméa è da un po' che quell'individuo sta macchinando qualche cosa; l tènpo ùrma il tempo si fa minaccioso.

 

ùro sm. (pl. ùre) sacco mammario di ovini e bovini, per est. seno prosperoso. L ùro de la čàura il sacco mammario della capra; vàrda ke ùro guarda che seno prosperoso; tirà su l ùro prendere paura; te me as fàto tirà su l ùro mi hai fatto morire di paura (v. siràse).

 

ùrta sf. (inv.) disaccordo. Èse n ùrta kon kalkedùn essere in rotta, in disaccordo con qualcuno.

 

urtà vb. intr. (ùrto; urtèo; urtòu) urtare, sbattere, provocare. Di a urtà andare a sbattere contro qualcosa, infastidire.

 

ùsa sf. (pl. ùse) puzza, fetore prodotto da peto. Siénte ke ùsa senti che puzza (v. lòfia).

 

uśà, uśàse vb. trans. e rifl. (me ùśo; uśèo; uśòu) abituare, assuefare, abituarsi. Èi uśòu i mé fiói a dùto ho abituato i miei figli a tutto; me son uśòu a béve sólo àga mi sono abituato a bere solo acqua.

 

uśafrùto sm. (inv.) usufrutto. La màre a l uśafrùto de dùto la mamma ha in usufrutto tutta l'eredità.

 

uśànža sf. (pl. uśànže) uso, costume, folklore. Késta e na uśànža vèča questa è un'usanza antica; prov. l uśànža e na gràn sčavetù la tradizione è a volte una grande schiavitù; prov. òñi paés a le so uśànže, òñi čàśa, l sò kostùme paese che vai usanza che trovi; prov. pitòsto de béte dó n uśànža, e mèo bruśà l paés piuttosto che perdere una tradizione, è meglio bruciare il paese, ovvero è importante tramandare le tradizioni.

 

ùśma sf. (inv.) odore di selvaggina. Durante le battute di caccia, il cane è in grado di avvertire l'odore e di rintracciare così la selvaggina. Al čàn siénte l ùśma de l luóiro il cane sente l'odore che la lepre ha lasciato dietro di sè.

 

uśmà vb. trans. (uśméo, ùśmo; uśmèo; uśmòu) sentire l'odore della selvaggina. Al čàn a bèlo uśmòu l kariól il cane ha già fiutato la presenza del capriolo.

 

ùśo sm. (pl. ùśe) uso, abitudine. Fèi ùśo fare uso, usare, adoperare; èse ùśo essere abituato a qualcosa; no sta fèi ùśo de kél ke te èi dìto non riferire a nessuno quel che ti ho detto; fèi le ròbe ùśo màto fare le cose come fanno i matti.

 

uśòu agg. (pl. uśàde, f. uśàda) abituato, usato. Son uśòu a di a Mésa la doménia sono abituato ad andare a Messa la domenica.

 

ùsta sf. (inv.) fiuto, intuito. Andare a casaccio. E mančòu la lùśe e són du a čaa è mancata la luce e mi sono mosso intuitivamente. Di a ùsta andare a casaccio.

 

us-us onom. bisbiglio. Voce onomatopeica che suona appunto come un bisbiglio. Èra dùto n us-us c'era un gran chiacchiericcio, tutto un mormorare.

 

 

 

 

 

eof (ddm 02-2009)