[1] F. B., anni 74, ex boscaiolo, Santo Stefano di Cadore, 13 aprile 1999.
D. Da chi veniva eseguito il controllo dei boschi?
R. Questo lavoro veniva fatto dalle guardie boschive di ogni frazione. Esse controllavano le zone di loro competenza. Campolongo aveva le sue, Santo Stefano aveva le sue... e tutti sul proprio territorio. Quando tagliavamo i lotti le guardie della Regola passavano tutti i giorni, le guardie forestali invece passavano due, tre volte alla settimana per controllare se erano state rovinate (scortecciate) delle piante. Se sbagliavi a direzionare la caduta dell'albero pagavi le multe...
D. E i danni durante le tagliate?
R. In quegli anni si pagava una multa per ogni pianta danneggiata. Se un botolo sbatteva contro un albero e ne rovinava la corteccia, molte volte inchiodavamo il pezzo di corteccia asportato ma, dove non si poteva, al passaggio dei forestali scattava la multa. Erano così i forestali in quegli anni, non è come al giorno d'oggi che è "beata la letizia"... Al giorno d'oggi è inverosimile, e osservare l'operato degli attuali boscaioli mi fa sorridere amaramente; trascinano con i trattori i tronchi nemmeno scortecciati e sramati, rompendo le radici delle piante, li trascinano e strappano tutto. Se un tempo ti comportavi in questo modo il guadagno del lavoro sarebbe servito solo per pagare le multe. Oggigiorno i forestali non ci fanno neanche caso, non guardano neanche le piante danneggiate...
[2] G. C., anni 80, ex boscaiolo, Selva di Cadore, 12 marzo 1999.
D. Il confine tra una particella e l'altra veniva evidenziato da un colore?
R. Sì, inoltre preferivano dei confini naturali, tra un canalone e l'altro per esempio, quello era un confine diritto. Inoltre la corteccia delle piante di confine era incisa con due solchi paralleli. Sai cosa sono le "marele"?
D. Sì, sì, venivano fatte con l'apposito ferro tagliente.
R. Fatte con il "fer da l toch" sulla scorza.
D. Quelle (piante) ne avevano due?
R. Quelle sul confine ne avevano due, le prime verso l'interno una, mentre le altre nessuna, in quanto coloro che passavano poi, per prenderne la misura, le avrebbero marchiate una ad una onde evitare di ripetere l'operazione. Quando avevano "gridato" la misura (del diametro), un colpetto con il ferro ed erano marchiate, quelle sul confine ne avevano due anche su due lati della medesima pianta, in modo da essere certi di riconoscerle.
D. La confinazione con i prati (proprietà privata) veniva effettuata solamente in questo modo o vi erano altri metodi?
R. Vi erano dei picchetti, in quanto prima che andassimo a fare il rilevamento erano passati a ripristinare le confinazioni; la mappa che utilizzavo riportava i confini e tutti i numeri.
D. I numeri erano posti sui sassi?
R. Sui sassi!
D. Pertanto in corrispondenza mettevano un bastone colorato?
R. Un palo, piantavano un palo vicino alla pietra con il numero e ne coloravano l'estremità di rosso, in modo da individuarlo anche in lontananza.
D. Se ben capisco, il sistema di confinazione che utilizzava i numeri incisi sulle pietre si applicava solamente tra i privati e il comunale?
R. Tra il privato ed il comunale e fra il comunale e le Regole. In quanto la "Viza" di Pescul ha un sua confinazione come pure quella delle Quattro Regole. Il confine di questa ultima è segnato sui sassi sino su sotto "Spizacorf".
D. I ceppi di confine si trovano lungo tutto il suo confine?
R. Certamente, sul versante verso "Mandriz" ce ne sono una parte ed una parte segue un canalone nel quale erano posti dei segni di colore rosso.
[3] C. D. M., anni 70, ex boscaiolo, Padola di Comelico Superiore, 21 maggio 1999.
D. E i forestali non venivano mai?
R. Veniva l'ispettore di Belluno solo a fare il rilievo dei danni e il collaudo della tagliata e poi mandava gli eventuali danni da pagare... Si facevano meno danni con la motosega che con il segone a due mani nel taglio degli alberi, perché con il segone si dovevano asportare anche i piccoli alberelli attigui in quanto bisognava crearsi un certo spazio per poter lavorare... Mi piaceva molto abbattere gli alberi, allora per non rovinare questi alberelli, o me li mettevo in mezzo alle gambe, oppure li piegavo verso il basso e li legavo con una corda o con la cintura dei pantaloni; perché il bosco è la mia vita.