Il lavoro nei boschi.
La tradizione ladina dell'Alto Bellunese.

Date salienti del lavoro nei boschi.

Come per molte altre attività legate strettamente alla natura, anche il lavoro nei boschi veniva eseguito rispettando accuratamente la stagionalità, seguendo tutte le tappe verificate in anni di esperienze vissute e tramandate, allo scopo di ottenere dalla terra il massimo, sia in termini di qualità che di quantità.

La primavera, insuda/ainsuda, e l'autunno, otono/autono/auton, erano sempre due stagioni di intensa attività all'interno dei boschi, caratterizzate dal taglio delle piante prescritte dal piano economico, dalla trasformazione dei cascami in legna da ardere e dalle migliorie boschive. Il taglio del legname, come si è già accennato, non avveniva quasi mai durante il periodo estivo, istede/istade/istà, in quanto contraddistinto dall'intensa attività vegetativa delle piante. La presenza di abbondanti quantità di linfa nei tessuti, era considerata, infatti, penalizzante per la qualità dei tronchi e del legname lavorato che, esposto al sole, tendeva a fessurarsi più facilmente; inoltre aumentavano le probabilità di un attacco da parte di insetti parassiti del legno, che ne alteravano la consistenza scavando innumerevoli gallerie più o meno profonde.

Dopo l'esbosco dei tronchi, o al più tardi nella primavera successiva, le guardie boschive suddividevano i cascami in quote di legnatico spettanti a ciascuna famiglia, colnel/colenel/partida, utilizzando per le varie quote un numero progressivo che veniva riportato, tramite il raschietto, su ogni pezzo di legna di una certa consistenza, presente all'interno di quella data superficie. Al più presto i cascami venivano ripuliti dalla parte verde, parzialmente scortecciati, per favorirne l'essiccazione, e spaccati longitudinalmente con i cunei e la mazza se erano troppo grossi per essere spostati interi. La legna veniva poi ammucchiata sul posto in piccole cataste, canthel/tasa/tason, spesso edificate sotto un grande albero con funzione di appoggio e riparo, solitamente strutturate con i pezzi più grossi alla base e più sottili nella parte alta.

Solamente durante la stagione invernale, inverno/invern, quando la neve, neio/neve/nef, permetteva l'utilizzo delle slitte, lioda/luoda/ridola/luoida, la legna veniva recuperata e trasportata a casa. Le slitte impiegate erano generalmente più grandi ma più esili di quelle usate per l'esbosco dei tronchi. La legna veniva accuratamente caricata sulla slitta facendo attenzione a non sbilanciare il carico per evitarne il ribaltamento, quindi saldamente legata con delle corde di pelle o di canapa. La conduzione richiedeva spesso l'utilizzo di stratagemmi volti a moderare la velocità lungo i pendii e a diminuire la fatica nei tratti pianeggianti, quali l'impiego di catene in acciaio avvolte attorno ai pattini, svolgenti una funzione frenante, o il trascinamento del carico mediante una manza, legata alla slitta con delle particolari bardature. A questo proposito è significativa una poesia di Pio Zandonella Necca (Comelico Superiore) intitolata "Liodi d noti".

La legna, una volta scaricata, veniva ridotta in pezzi più piccoli e disposta nella legnaia presente in tutte le case. Questi lavori erano generalmente eseguiti dalle persone anziane, che vi dedicavano buona parte della giornata.

Con la neve erano facilitate le operazioni di esbosco dei tronchi con la slitta o lungo le risine. Più raro era invece il taglio di piante e l'allestimento dei tronchi, operazioni rese alquanto difficoltose dall'indurimento del legno e dalla forte adesione della corteccia.

La primavera riportava alacrità all'interno dei boschi ma anche nelle zone non boscate, dove spesso venivano eseguite delle piantagioni di semenzali di abete rosso e larice disposte a sesto di impianto lungo i versanti maggiormente soggetti a frane e smottamenti. A tale scopo veniva organizzata in molte scuole dell'obbligo la "festa degli alberi", durante la quale ogni bambino piantava un alberello in un apposito solco precedentemente scavato.

In questa stagione veniva anche effettuata la sistemazione delle strade poderali da parte dei Comuni e delle Regole, che assumevano degli operai appositamente per questi lavori. Nell'Agordino, mediante il piodec, le strade silvo-pastorali venivano sistemate gratuitamente dalle famiglie dei residenti che, a turno, avevano l'obbligo di contribuire al lavoro con almeno un rappresentante del nucleo familiare.


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